Pini apre in Spagna e smonta export Made in Italy. Sempre più prosciutti spagnoli venduti in Italia. I dati

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Made in Italy? Adieu. O meglio: Adios. Quanto meno per quel che riguarda i prosciutti.

I prosciutti cotti venduti in Italia sono sempre più made in Spain. Secondo i dati Ismea Mercati, nel 2020 le importazioni di cotto iberico nel nostro Paese sono cresciute del 141,6% passando nel giro di un anno da 258,6 a 624,8 tonnellate. L’Italia nel 2020 ha importato prosciutti cotti dalla Spagna per 3.315.900 euro (+69% sul 2019). Un balzo abissale - + 270,8% in quantità e +113,41% a valore - in rapporto al 2018, anno in cui le nostre importazioni di prosciutti cotti spagnoli si attestavano a poco più di 168 tonnellate per un valore di 1.553.800 euro

Guardando ai dati Italia-Mondo si nota come il Belpaese abbia aumentato le sue importazioni ma diminuito la sua capacità di portare i suoi prosciutti cotti oltre confine: nel 2020 abbiamo aumentato del 14,3% le importazioni di prosciutto cotto dall’estero (8.596,6 tonnellate) e il nostro export è sceso del 10% (17.575,0 tonnellate nel 2020). Complessivamente il saldo tra export e import si contrae del 25,3% sull’anno precedente.

Tra i Paesi a suinicultura rilevante, la Spagna, che oggi con il parco suini più grande d’Europa, non ha un ruolo marginale in questo contesto. Durante l’assemblea del 2019 infatti Assica, di cui è stata già presidente Lisa Ferrarini, faceva notare in una nota come dipendesse proprio dalla Spagna la penalizzazione delle esportazioni italiane di prosciutto cotto del 2018 (-22,1% in quantità per 19.442 ton. e – 11,4% in valore per 133,4 milioni di euro):  “a penalizzare la performance è stato il forte ridimensionamento delle spedizioni verso la Spagna, la cui domanda è scesa a seguito della ripresa della produzione domestica. Escludendo il dato spagnolo, infatti, l’export di prosciutto cotto avrebbe chiuso l’anno con un +4,6% in quantità e un +1,2% in valore”.

Un dato confermato anche nel 2019, anno in cui le spedizioni italiane di prosciutto cotto verso la UE (-4,1% per 17.248 tonnellate ma +2,6% per 123,3 milioni di euro) erano state ancora penalizzate dal forte ridimensionamento degli invii verso la Spagna (-27,4% per 980 ton e -7,5% per 5,4 milioni di euro), secondo il rapporto Assica 2020.

E’ un caso che l’import di prosciutti cotti spagnoli in Italia sia esploso proprio nel 2019?

Il 22 luglio 2019 il Gruppo Pini (leader in Europa nella macellazione di suini con un giro di affari nel 2019 di 1,6 miliardi e in corsa per rilevare la Ferrarini) avviava a Binefar, in Spagna, Litera Meat: un maxi impianto in grado di macellare 160 mila maiali a settimana per circa 7-8 milioni di suini all’anno e che detta della stessa Pini era “destinato a divenire uno tra i più grandi impianti europei per la lavorazione di carne suina”.

Che l’Italia abbia uno svantaggio competitivo sul fronte dei costi di produzione dei prosciutti rispetto agli altri Paesi Ue non è un mistero. Lo sottolineava anche l’ultimo rapporto sulla competitività del settore suinicolo: “Sulla base dei risultati del programma InterPIG3 , gli allevatori suinicoli italiani sostengono costi di produzione più elevati rispetto ai competitor europei, arrivando a superare del 20% il costo di produzione medio UE (Regno Unito incluso) in allevamenti a ciclo chiuso. Dal confronto emerge uno svantaggio competitivo sul fronte dei costi per l’Italia, dovuto in larga parte alla specializzazione verso il suino pesante tipico e ai relativi vincoli previsti dai disciplinari di produzione che influenzano gli indici tecnici della fase dell’ingrasso”.

L'articolo Pini apre in Spagna e smonta export Made in Italy. Sempre più prosciutti spagnoli venduti in Italia. I dati proviene da Agricolae.

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