Interrogazione, Varchi FdI Camera, su ripartizione risorse Feasr

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Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-09506

presentato da

VARCHI Maria Carolina

testo di

Venerdì 11 giugno 2021, seduta n. 522

VARCHI. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro per il sud e la coesione territoriale. — Per sapere – premesso che:

sta scatenando forti polemiche la proposta avanzata dal Ministro in delle politiche agricole alimentari e forestali di ripartizione delle risorse del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (Feasr) per il biennio di transizione 2021-2022, fortemente penalizzante nei confronti del comparto agricolo delle regioni del Mezzogiorno e con impatti preoccupanti sulla tenuta economico-sociale dei territori rurali interessati;

in particolare, il 16 gennaio 2014, quando in sede di Conferenza delle regioni e province autonome furono firmati i precedenti criteri di riparto, i presidenti di regione si impegnarono a rivederli alla fine di quel settennato di programmazione, ma tale passaggio si è sovrapposto ai negoziati per modificare la Pac, ritenuta tra l'altro colpevole di penalizzare le piccole aziende agricole in favore di quelle con una gestione di tipo «industriale», e, ad oggi, quei criteri non sono stati modificati;

con propria nota del 23 marzo 2021, n. 0137532, il Capo di Gabinetto del Ministro ha trasmesso alla segreteria della Conferenza Stato-regioni, al fine di acquisire l'intesa ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, una proposta di ripartizione dei fondi assegnati all'Italia nel settore dello sviluppo rurale (Fondo Feasr) per gli anni 2021 e 2022;

secondo la denuncia degli assessori di Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Umbria, sulla base di tale proposta le regioni del Sud perderebbero rispetto alla ripartizione precedente che le ha viste destinatarie di circa metà dei 10,4 miliardi di euro complessivi: «Non accetteremo mai colpi di mano tesi a cancellare la fase transitoria del biennio 2021-2022: ciò si tradurrebbe in una penalizzazione mortificante per regioni già svantaggiate che, paradossalmente, sarebbero private proprio dei fondi destinati a garantire il riequilibrio strutturale, a tutto vantaggio di zone già di per sé meglio attrezzate»;

con il fondo europeo Feasr vengono, infatti, finanziati, nell'ambito della Politica agricola comune dell'Unione, i cosiddetti piani di sviluppo rurale, che, stando ai regolamenti europei, puntano a migliorare la competitività del settore agricolo, garantire una gestione sostenibile delle risorse naturali, promuovere azioni per il clima e raggiungere uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e delle comunità rurali, compresa la creazione e il mantenimento di posti di lavoro;

all'Italia spettano, per il periodo di programmazione 2021-2027, quasi 10 miliardi di euro a cui si sommano i cofinanziamenti nazionali: risorse fondamentali per migliorare le condizioni di vita nelle aree più povere e depresse, ridurre il divario tra il Mezzogiorno e il resto d'Italia e, in generale, per il rilancio dell'intero sistema Italia, soprattutto in considerazione del fatto che le regioni che resterebbero penalizzate rappresentano il 60 per cento delle aree italiane interessate dal Programma di sviluppo rurale;

lo stallo sull'intesa in materia di ripartizione dei 3,9 miliardi di euro di Fondo europeo per l'agricoltura e lo sviluppo rurale per il biennio 2021-2022 sta danneggiando le aziende agricole in attesa di finanziamenti –:

se i fatti di cui in premessa corrispondano al vero e se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per non modificare i criteri di riparto dei fondi europei per le politiche di sviluppo rurale per il biennio di transizione 2021-2022, demandando all'istituzione di un tavolo politico l'opportunità di individuare, a partire dal 2023, nuovi criteri coerenti con lo spirito e le finalità del Programma di sviluppo rurale.

(4-09506)

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