Risoluzione, Caretta FdI Camera, su aumento prezzi materie prime e tutela filiere produttive

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Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00671

presentato da

CARETTA Maria Cristina

testo di

Venerdì 4 giugno 2021, seduta n. 518

La XIII Commissione,

premesso che:

come si evince dalle testimonianze degli operatori agricoli e dall'indice dei prezzi delle materie prime della Fao (o Fao Food Price Index – Ffpi), ad aprile 2021 è stato segnato l'undicesimo aumento mensile consecutivo nei prezzi delle materie prime;

il Ffpi ha toccato i 120,9 punti nel mese di aprile 2021, con un aumento dell'1,7 per cento rispetto al mese di marzo ed un aumento del 30,80 per cento rispetto al mese di aprile 2020;

il livello attualmente raggiunto dal valore delle materie prime alimentari è storicamente il più elevato da maggio 2014, ed in termini nominali inferiore solo del 12 per cento rispetto al picco storico raggiunto nel febbraio 2011;

l'indice dei prezzi dello zucchero, che ha raggiunto i 100 punti, è cresciuto del 3,9 per cento da marzo 2021, raggiungendo un valore più elevato del 60 per cento su aprile 2020, anche in relazione alle recenti gelate che hanno colpito la Francia ed il Nordest italiano e dato al rallentamento dei raccolti di zucchero in Brasile, primo produttore al mondo;

l'indice dei prezzi dell'olio vegetale, invece, avendo raggiunto i 162 punti, è cresciuto dell'8 per cento a marzo 2021 e di un ulteriore 1,8 per cento nel mese di aprile, anche per via della crescente domanda di olio di soia nel settore dei biodiesel e per un rallentamento generalizzato dei ritmi produttivi nei principali Paesi esportatori;

anche l'indice dei prezzi della carne ha registrato un continuo aumento, raggiungendo i 101,8 punti e crescendo, nel mese di aprile 2021, dell'1,7 per cento, a causa dell'enorme crescita della domanda di carne bovina, ovina e suina nei mercati asiatici e, in primo luogo, in Cina, anche in ragione della riduzione delle esportazioni da parte dell'Oceania;

per quanto riguarda i prezzi dei cereali, nel mese di aprile 2021 è stato registrato il raggiungimento di 125,1 punti, dunque un incremento dell'1,2 per cento in controtendenza al piccolo ribasso dell'1,8 per cento registrato nel mese di marzo 2021, dando comunque luogo ad un valore superiore del 26 per cento rispetto a quanto registrato nel mese di aprile 2020;

in particolare, il prezzo del mais ha visto una forte impennata del 5,7 per cento, raggiungendo un valore superiore del 66,7 per cento rispetto ad aprile 2020, anche a causa di alcuni rallentamenti nei processi produttivi delle coltivazioni in Argentina, Brasile e Stati Uniti d'America; i valori di orzo e sorgo, invece, rimangono rispettivamente del 26,8 per cento e dell'86,5 per cento superiori rispetto al 2020;

sempre stando ai dati della Fao, l'indice dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari ha raggiunto i 118,9 punti con un incremento dell'1,2 per cento nel mese di aprile 2021, in seguito ad un incremento dei prezzi di 14 mesi consecutivi, superando del 24,1 per cento i valori di aprile 2020, a fronte di un lieve calo della domanda interna in Europa; le ragioni dell'aumento dei prezzi stanno nella maggiore richiesta da parte dei mercati asiatici, in particolar modo di burro e latte scremato in polvere, affiancata a minori livelli produttivi in Europa e in Oceania;

date queste premesse e alla luce dei dati diffusi dalla Fao, non può escludere il rischio che l'impennata dei prezzi prosegua anche nel 2022;

questo continuo, forte rialzo dei prezzi delle materie prime agricole rappresenta un campanello d'allarme che non può essere sottovalutato da un Paese come l'Italia, sempre più dipendente dalle importazioni per soddisfare la propria domanda interna, quindi costretta a rivolgersi ai mercati esteri per le sue necessità di approvvigionamento;

davanti al continuo rialzo dei prezzi delle principali materie prime agricole alcuni comparti, come la mangimistica, svolgono un ruolo di camera di compensazione, assorbendo parte dei rincari dei prezzi dei cereali impiegati nel suo processo produttivo;

poiché al rialzo dei prezzi, infatti, si unisce il perdurare della crisi dei consumi interni, penalizzati dall'emergenza economico-sanitaria ancora in corso, è a rischio la tenuta del comparto della mangimistica, di tutta la zootecnia e delle produzioni agricole nazionali;

questa situazione grava in modo pesante sulla proiezione di mercato della produzione agroalimentare nazionale, già provata dalla forte crisi dei consumi, e ciò determina un concreto rischio di effetto a cascata sugli approvvigionamenti e sui prezzi dei prodotti agroalimentari e zootecnici a danno dei consumatori;

la zootecnia vale circa 16,5 miliardi di euro di fatturato e incide per l'11,5 per cento sul totale del fatturato industriale agroalimentare;

la produzione italiana di latte nel 2020 è stata di circa 12,6 milioni di tonnellate, con un aumento del 4,5 per cento rispetto all'anno precedente, coprendo l'autoapprovvigionamento per circa il 90 per cento del fabbisogno nazionale;

il settore è fortemente pregiudicato dalla spirale inflattiva che ha colpito le materie prime, considerando che il 70 per cento dei costi di produzione del latte è dovuto alla mangimistica, ed, in assenza di solide misure di sostegno economico, la sostenibilità economica delle filiere medesime è da considerarsi sempre più precaria;

i prezzi di materie prime come il mais hanno infatti raggiunto i 230-240 euro a tonnellata a partire dai mesi di aprile e maggio 2021, anche per via dei grandi acquisti di materie prime effettuati dalla Cina;

la Cina, come altri Paesi asiatici, non rispetta le garanzie né le tutele in materia di diritti umani e dei lavoratori nonché di qualità e di disciplinare produttivo che sono rispettati in Europa, costituendo in questo senso un competitor potenzialmente sleale nei mercati internazionali;

la soprammenzionata tendenza inflattiva sta raggiungendo un livello insostenibile per i lavoratori italiani, erodendone il potere d'acquisto con ripercussioni a cascata su tutto il mercato, maggiormente insostenibili considerando le ulteriori difficoltà a cui la crisi pandemica da Covid-19 ha sottoposto l'economia nazionale,

impegna il Governo:

ad adottare tutte le iniziative necessarie, per quanto di competenza, per sostenere i comparti agricolo, zootecnico, mangimistico ed ogni altro settore colpito dal prolungato aumento dei prezzi delle materie prime alimentari di cui in premessa, anche tramite misure di calmieramento;

ad adottare iniziative per elaborare, per quanto di competenza e previo confronto con le regioni e con le associazioni di categoria del settore agricolo maggiormente rappresentative, un piano di sostegno e organizzazione delle filiere produttive alla luce delle tendenze inflazionistiche esposte in premessa;

a varare un piano di sostegno alla produzione interna di cereali e proteine vegetali, ai fini di incrementare la sovranità alimentare nazionale italiana, anche in seno alle iniziative legate al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr);

a porre in essere le necessarie misure di sostegno economico nei confronti delle filiere della zootecnia e di tutti gli altri comparti che hanno subito le ripercussioni dell'inflazione indicata in premessa;

ad adottare iniziative, presso i competenti tavoli europei ed internazionali, per prevedere misure di contenimento commerciale nei confronti di quei Paesi, come la Cina, che non rispettano i medesimi disciplinari, tutele e garanzie in materia di qualità dei prodotti e diritti umani e dei lavoratori offerti dai Paesi dell'Unione europea.

(7-00671) «Caretta, Ciaburro».

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