Il nuovo studio della Commissione ha lo scopo di superare l’attuale legislazione, aggiornandola ai nuovi sviluppi tecnologici. Si tratta di un passo fondamentale che permetterebbe di affrontare in modo migliore le incongruenze che le strategie Farm to Fork e Biodiversità potrebbero creare tra produttività e sostenibilità ambientale, tutelando il reddito dei produttori e delle PMI. Come ho ribadito nel corso dei negoziati per la strategia sulla biodiversità, la riduzione dei prodotti chimici fitosanitari dovrebbe essere accompagnata da un quadro chiaro che consenta lo sviluppo e l'uso di queste tecnologie innovative, assicurando la massima sicurezza per i consumatori e per l'ambiente, nonché l’accessibilità alle stesse su larga scala, in modo da farne un mezzo a disposizione di tutti gli agricoltori e non solo di una cerchia privilegiata di soggetti. Queste nuove tecniche permetterebbero di intervenire per correggere un aspetto genetico di una coltura, senza stravolgerne il corredo genetico, consentendo ad esempio un minor impiego di prodotti chimici o un minor dispendio di risorse idriche. Dobbiamo avere un quadro che ne permetta l’utilizzo su larga scala per tutti gli agricoltori come patrimonio comune, ma in questo modo si potrebbe inoltre rispondere al bisogno di preservare anche alcune colture tradizionali che rischiano di andare perdute e di tutelare le eccellenze del Made in Italy.”
Dichiara l’europarlamentare della Lega Marco Dreosto, componente titolare della Commissione del Parlamento europeo per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e relatore del gruppo Identità e Democrazia per la strategia sulla biodiversità.
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