Agroalimentare, Moratti e Rolfi: Massima sicurezza in Lombardia, nostri prodotti a prova di microscopio

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"I produttori lombardi garantiscono la massima qualità e sicurezza alimentare. Contro tutte le fake news che spesso vengono veicolate, ma soprattutto per garantire genuinità e salute, Regione promuove uno studio scientifico approfondito sulle filiere della carne, del latte e delle uova". Lo annunciano la vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, e l'assessore all'Agricoltura, Alimentazione e Sistemi verdi, Fabio Rolfi, al termine della odierna seduta di Giunta che ha approvato il 'Progetto di valorizzazione delle filiere produttive lombarde della carne, del latte e delle uova. Mediante la ricerca di residui di antibiotici, metalli e ormoni con nuove metodiche analitiche ad ampio spettro ed elevata sensibilità'.

PANDEMIA IMPONE DI AUMENTARE CONTROLLI - "Proprio gli eventi drammatici del Covid e della pandemia - dice Letizia Moratti - ci impongono di aumentare il controllo su quello che mangiamo. Per garantire la genuinità e salubrità dei prodotti e scongiurare il rischio di veder veicolate epidemie attraverso gli animali e quanto viene dato loro da mangiare. In quest'ottica, nelle linee d'indirizzo al Piano sanitario regionale ampio spazio è dato al tema del 'One Health', ovvero della massima condivisione e di una 'sola salute' di uomo, animali e ambiente. Il progetto approvato oggi va in questa direzione, proprio verso questi obiettivi".

PRIMA REGIONE AGRICOLA D'ITALIA - "La Lombardia - spiega Fabio Rolfi - è la prima regione agricola d'Italia. Produciamo il 43% del latte italiano, abbiamo il 53% dei capi suini a livello nazionale, 16.600 allevamenti di bovini da carne e latte e oltre 1.000 allevamenti avicoli. Siamo terra di prodotti Dop conosciuti nel mondo. Si tratta di un sistema portante per la nostra economia e per la nostra storia e vogliamo tutelare con dati scientifici certi questo patrimonio".

DOCUMENTO SEGUE PROGETTO PILOTA 2020 - Il documento approvato segue un progetto pilota che Regione Lombardia aveva avviato lo scorso anno. In provincia di Brescia era stato infatti attuato il monitoraggio sperimentale dei residui di antibiotici nel latte destinato alla trasformazione. Aveva visto coinvolti il Dipartimento veterinario e sicurezza degli alimenti di origine animale (Dvsaoa) dell'Ats di Brescia per le attività di campionamento e dell'Istituto zooprofilattico sperimentale di Lombardia ed Emilia-Romagna (Izsler) per le attività di laboratorio.

"Il progetto pilota del 2020 - commentano Moratti e Rolfi - ha certificato sul latte lombardo un residuo pari a zero. Ora innalziamo ulteriormente la sensibilità dei controlli ed estendiamo ad altre filiere".

Un programma in grado di rilevare con un'unica analisi oltre 60 elementi chimici, anche se presenti a livelli oltre 100 volte inferiori ai limiti eventualmente previsti. Sulla base degli esiti del progetto sperimentale, che non ha riscontrato positività agli antibiotici, è stata infatti innalzata la sensibilità del campionamento. Ed estesa l'attività a tutto il territorio regionale, coinvolgendo anche la filiera carni e uova. Il progetto coinvolge anche i veterinari liberi professionisti e le associazioni di categoria.

ELEVATA LA SENSIBILITÀ DEI CONSUMATORI - La presenza di residui di farmaci veterinari in generale e di antibiotici in particolare è un tema quantomai attuale, all'attenzione dei consumatori. Il fenomeno viene spesso correlato alle condizioni in cui sono mantenuti gli animali negli allevamenti intensivi e alla necessità di effettuare trattamenti farmacologici per controllare patologie connesse a non ottimali condizioni di allevamento.

Il rispetto dei limiti massimi di residuo fissati dalle norme comunitarie è un prerequisito sanitario garantito dai controlli. Ciononostante, negli ultimi anni si è assistito a un progressivo aumento sul mercato di prodotti che recano in etichetta la dichiarazione 'antibiotic free', che da un lato rappresenta un valore aggiunto per il consumatore, ma che al contempo richiede la possibilità di verifica su quanto dichiarato.

A oggi è possibile effettuare un'attività innovativa di monitoraggio sulla presenza di residui chimici in tutte le fasi produttive delle principali filiere di alimenti di origine animali.

 

SCHEDA/AZIONI DI CONTROLLO INDIVIDUATE PER LE VARIE FILIERE

Per la filiera della carne verranno raccolti un totale di 255 campioni di muscolo prelevati da impianti di macellazione industriali, da animali regolarmente macellati provenienti da allevamenti lombardi.

Campione di suini

In Lombardia sono presenti 356 macelli di suini, di questi 221 hanno fornito il numero di capi macellati nel 2020, che è pari a 4.008.417 capi.

Campionamento di vitelli e vitelloni

In Lombardia sono presenti 340 macelli di bovini, di questi 306 hanno fornito il numero di vitelli e vitelloni macellati nel 2020, che è pari a 272.354 animali. Sono state escluse dal campionamento le vacche.

Campionamento di polli e tacchini

In Lombardia sono presenti 44 macelli di polli e tacchini, di questi 18 hanno fornito il numero di capi macellati durante il 2020, pari a 61.509.287 milioni.

La filiera delle uova risulta essere un settore particolarmente rispettoso delle norme previste. Infatti, nell'ultimo biennio, non sono state riscontrate non conformità rilevanti. Ciò nonostante, considerata l'importanza di tale filiera, si è deciso di includerla nel progetto. Ipotizzando una prevalenza di positività agli antibiotici dello 0.4%, con un livello di confidenza del 95% e un errore dell'1%, dovranno essere sottoposti a campionamento 100 allevamenti, da suddividere per ciascuna Ats. Per ogni allevamento sarà prelevato un campione costituito da 6 uova.

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