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Istat agricoltura, calo della produzione in tutte le aree del Paese

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Le stime provvisorie sul complesso del settore agricolo in ambito territoriale hanno evidenziato per il 2020 un calo del volume della produzione in tutte le aree del Paese. A livello di ripartizioni, il Centro ha subìto il calo più consistente (-5,4%), seguito da Sud(-4,3%), Isole (-3,6%), Nord-est (-2,7%) e Nord-ovest (-1%). In termini di valore aggiunto tali performance risultano ancora più amplificate.

Tra le regioni, hanno sperimentato i risultati peggiori la provincia autonoma di Bolzano (-15,8% in volume e -21,9% per valore aggiunto), la Valle d’Aosta (-12,8% e -21,9%), la Toscana (-10,1% e 
-14,8%), il Friuli-Venezia Giulia (-9,8% e -20,9%), la provincia autonoma di Trento (-9,4% e -12,9%), la Liguria (-7,8% e -12,5%) ele Marche (-6,5% e -14,2%). Solo tre regioni hanno registrato risultati positivi per la produzione in volume: Veneto (+0,9%), Lombardia (+0,5%) e Lazio (+0,2%). In termini di valore aggiunto il Veneto è l’unica regione a segnare una crescita (+1,5%). 

Analizzando i diversi comparti in termini di volume di produzione,all’andamento complessivamente positivo dei cereali ha contribuito maggiormente il Veneto (+20,9%), a quello degli ortaggi l’Emilia-Romagna (+9,4%), per la frutta la crescita maggiore si è avuta inToscana (+44,7%) e per i prodotti zootecnici alimentari la crescita più forte è stata in Puglia (+1,7%). 

La performance negativa dei legumi è stata trascinata dal Friuli Venezia-Giulia (48,9% il volume della produzione) mentre su quella delle coltivazioni industriali ha pesato maggiormente il calo del Lazio 
(-40,1%). Per le coltivazioni floricole la perdita più rilevante si è registrata in Campania (-11,1%), per i vivai in Emilia-Romagna(-10%) mentre per il settore delle carni animali la flessione più rilevante si è verificata nelle Marche (-2,4%).

Riguardo ad alcuni dei prodotti agricoli più rappresentativi, tra quelli con andamenti favorevoli nel 2020 la produzione di frumento duro è cresciuta soprattutto in Toscana (+16,7%); le patate hanno mostrato la migliore performance in Veneto (+30,8%), i pomodori in Piemonte (+44,3%), mele e pere hanno avuto il risultato migliore in Toscana (+84% e +83,7% rispettivamente) e il latte in Puglia(+4,4%). Tra i prodotti che hanno subìto invece ridimensionamenti produttivi, il maggior calo per il vino si è verificato in Sicilia (-14%), per l’olio d’oliva in Puglia (-31,7%), per le carni bovine in Lombardia(-2,7%), per le suine in Emilia-Romagna (-6,3%) e per il pollamenelle Marche (-1,1%).

Quanto alla produzione non strettamente agricola, a risentire dell’annata particolarmente negativa delle attività secondarie sono state la Valle d’Aosta (-46,6%), la Toscana (-44,1%) e le Province autonome di Bolzano e Trento (-42,5%) mentre per le attività dei servizi di supporto i risultati più negativi si sono avuti nelle Province autonome di Bolzano e Trento (-7%) e in Campania (-6,2%).

I prezzi dell’output della branca agricola, misurati dal deflatore della produzione, sono cresciuti quasi ovunque, soprattutto in Basilicata(+5,4%), Valle d’Aosta (+4,6%), Campania (+4,1%) e Liguria(+2,8%) mentre le uniche diminuzioni hanno interessato Lombardia(-1,1%), Emilia-Romagna (-0,8%), Calabria (-0,4%) e Veneto(-0,2%).

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