Risoluzione, Fassino Pd Camera, su tavolo di crisi a tutela e sostegno pescherecci italiani in acque rivendicate da Libia

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Atto Camera

Risoluzione in commissione 7-00667

presentato da

FASSINO Piero

testo di

Lunedì 24 maggio 2021, seduta n. 514

Le Commissioni III e XIII,

premesso che:

il 6 maggio 2021 il motopeschereccio Aliseo, appartenente alla marineria di Mazara del Vallo, è stato colpito da proiettili sparati da imbarcazioni della Guardia costiera libica, a circa 35 miglia nautiche dalla costa libica, a nord della città di Al Khums, situata in Tripolitania a 120 chilometri a est di Tripoli;

l'incidente, in cui il comandante del naviglio ha riportato lievi ferite, conferma la pericolosità della zona prospiciente le coste della Libia, definita «ad alto rischio» per tutte le imbarcazioni già nel maggio 2019 dal Comitato interministeriale per la sicurezza dei trasporti;

le imbarcazioni italiane si spingono nel tratto di mare in questione per pescare soprattutto il gambero rosso, crostaceo pregiato diffuso soprattutto nelle acque a sud di Mazara del Vallo, ma presente anche in quelle libiche;

lo stesso Aliseo, insieme ad altri due motopescherecci, tre giorni prima era stato oggetto di tentativo di sequestro nella Zona di protezione di pesca (Zpp) libica in area Cirenaica, sequestro scongiurato dal tempestivo intervento della Marina militare italiana;

la Marina libica di Al-Khoms, di cui la Guardia costiera fa parte, ha smentito di aver sparato contro i pescherecci italiani, pur ammettendo «colpi di avvertimento in aria» per fermare le imbarcazioni siciliane che avrebbero sconfinato in acque territoriali libiche «senza alcun permesso da parte del Governo»;

la Libia ha firmato, ma non ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite per il diritto del mare (Unclos) e si attiene, pertanto, al diritto internazionale consuetudinario che regola la materia, ancorché la prassi e la giurisprudenza internazionale ritengano molte delle disposizioni di detta Convenzione riproduttive del diritto internazionale consuetudinarie;

l'articolo 3 della citata Convenzione Unclos, ratificata dal nostro Paese nel 1994, stabilisce che ogni Stato è libero di definire l'ampiezza del proprio mare territoriale fino a un massimo di 12 miglia marine, prevedendo, inoltre, che la delimitazione della Zee tra Stati con coste adiacenti od opposte deve farsi per accordo negoziato in modo da raggiungere una soluzione condivisa tra i Paesi;

nel 2005 la Libia ha istituito una Zona di protezione di pesca (Zpp), per l'esclusivo sfruttamento delle risorse ittiche, a partire anche dalla contestata linea di chiusura del Golfo di Sirte e per una profondità di 74 miglia nautiche dalle linee di base, senza oltrepassare – la linea mediana tra Italia e Libia; alla decisione è seguita immediata protesta dell'Unione europea che ha contestato l'estensione della Zona di protezione di pesca nella parte che si proietta a partire dalla linea di chiusura del Golfo della Sirte;

la questione di una ridefinizione dei termini della Zpp non è stata affrontata in sede di negoziato sul trattato Italia-Libia del 2008 che, però, all'articolo 17, contempla la pesca tra le materie su cui sviluppare una collaborazione tra Italia e Libia;

nel 2009, la Libia ha ulteriormente proclamato una Zona economica esclusiva (Zee), che consentiva lo sfruttamento esclusivo delle risorse naturali, oltre a quelle ittiche, estesa «sino ai limiti permessi dal diritto internazionale»;

da ultimo, nel novembre del 2019 la Libia e la Turchia hanno siglato un Memorandum of Understanding per la rispettiva delimitazione delle Zee, in reazione all'accordo intervenuto tra Grecia e Cipro;

la Zee, salvo accordi di delimitazione con gli Stati frontisti e adiacenti, prevede una estensione massima di 200 miglia marine dalle linee di base, in cui lo Stato costiero esercita diritti sovrani anche sulla massa d'acqua per l'esplorazione, lo sfruttamento, la conservazione e la gestione delle risorse naturali – incluse quelle ittiche; lo Stato che ha dichiarato la Zee considera illegittimo lo sfruttamento di tale tratto di mare da parte di altro Stato, a meno che non presti il proprio consenso;

mentre la delimitazione dei confini marittimi è materia di competenza dei singoli Stati, anche se membri dell'Unione europea, la stipula di accordi di pesca ricade, invece, sotto la competenza dell'Unione europea; in assenza di accordi si può procedere ad intese di carattere privato come quella siglata il 12 marzo 2019 – e in seguito sospesa – tra Federpesca e la Libyan Military Investment and Public Works Authority di Bengasi (emanazione economica della Lna dei generale Haftar), volta a consentire, a un certo numero di pescherecci di Mazara del Vallo, di operare in acque libiche o quella siglata il 13 gennaio 2018 tra il Distretto della Pesca e Crescita Blu – Cosvap di Mazara del Vallo e l'Autorità generale dell'ambiente marino libico;

in assenza di un quadro condiviso e nel perdurare di una situazione di instabilità in Libia, malgrado gli oggettivi progressi fatti dopo l'insediamento dell'autorità esecutiva unificata transitoria a Tripoli, i pescatori italiani, nonostante la Marina e il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale lo sconsiglino, sconfinano in acque contese per evidenti esigenze economiche, pur se nella consapevolezza dell'imprevedibilità delle conseguenze cui espongono se stessi e i propri cari;

la direzione generate della pesca del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali ha raccomandato alle associazioni di categoria di sensibilizzare gli associati «perché rispettino appieno la legislazione libica, si tengano con i loro battelli a notevole distanza dalle coste libiche, ivi compresa la Zona di protezione, al fine di non incorrere in spiacevoli situazioni che potrebbero, tra l'altro, ripercuotersi sui rapporti bilaterali dei due Paesi»;

il comparto della pesca di Mazara del Vallo ha un volume superiore a 200 milioni di euro e circa 10 mila addetti, considerando anche l'ampio indotto; dalla fine degli anni ’40 e fino agli anni ’90 del secolo scorso erano circa 1.300 i pescherecci di Mazara del Vallo dotati di una tecnologia avanzata e specializzati nella pesca d'altura del gambero rosso: oggi sono rimaste circa ottanta imbarcazioni, con un forte ridimensionamento dovuto alla crisi economica e al caro carburante, due fattori che, inevitabilmente, hanno cambiato la situazione ma non sono riusciti a fermare la pesca di una delle eccellenze italiane e siciliane;

il periodo di pesca del gambero rosso si estende da marzo fino a settembre e in questa fase rischia, dunque, di essere penalizzato dalla perdurante instabilità della situazione in Libia;

l'unica prospettiva per assicurare un futuro a questa importante attività è l'avvio di un serio programma di cooperazione con i Paesi nord africani per l'adozione di piani di gestione degli stock che prevedano un prelievo razionale e sostenibile delle risorse, nonché adeguate aree di ripopolamento e protezione;

va tenuto conto dell'audizione del sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, svolta dalle Commissioni riunite III e XIII il 12 maggio 2021,

impegnano il Governo:

a promuovere la costituzione di un tavolo di crisi, con la partecipazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con la Conferenza Stato-regioni, per la predisposizione di strumenti straordinari di sostegno e di messa in sicurezza dei pescherecci italiani operanti in acque rivendicate dalla Libia, nelle more della definizione di un nuovo quadro di intese tra Italia e Libia;

ad adottare iniziative volte a promuovere, da parte libica, la riattivazione ed attuazione dell'accordo Italia-Libia del 2008, con specifico riferimento all'articolo 17 concernente la cooperazione bilaterale in materia di pesca;

ad adottare iniziative di competenza per facilitare, nel frattempo, eventuali iniziative di natura privatistica per l'ottenimento di licenze di pesca, in conformità con la legge libica e compatibilmente con l'ordinamento giuridico dell'Unione europea, volti a consentire ai pescherecci italiani di operare in acque libiche;

ad adoperarsi in sede di Unione europea per la definizione di un accordo di partenariato nel settore della pesca con la Libia – sul modello di quelli già stipulati con alcuni Paesi della costa occidentale dell'Africa – che consenta ai pescatori europei di accedere, legalmente e in sicurezza, alla zona di pesca sotto giurisdizione libica e favorire al contempo iniziative di cooperazione tra i pescatori europei e quelli libici;

ad adoperarsi affinché le autorità libiche ratifichino la convenzione Unclos;

ad avviare la riflessione sull'opportunità di organizzare una «Conferenza mediterranea», con la partecipazione di tutti i Paesi rivieraschi e con l'adeguato coinvolgimento di tutti gli attori coinvolti, inclusi enti accademici e di ricerca, per fare il punto su temi quali la corretta gestione delle fasce costiere, la giurisdizione delle acque, i cambiamenti climatici, la protezione dell'ambiente marino e lo sfruttamento sostenibile delle risorse naturali, a partire da quelle ittiche;

ad adottare iniziative di competenza, anche di tipo normativo, volte a rendere strutturali i sussidi di natura economica alle famiglie danneggiate dall'interruzione delle attività di pesca connessa alla mancata risoluzione della controversia sulla Zona di pesca protetta libica;

ad adottare iniziative volte a prevedere forme di accantonamento di risorse di tipo indennitario per gli armatori a cui ingiustamente è stata sequestrata l'imbarcazione.

(7-00667) «Fassino, Gallinella».

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