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Confagricoltura Veneto: il biologico avanza: “Subito il marchio italiano”

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Un marchio per il biologico italiano e il riconoscimento dei biodistretti, che daranno la possibilità agli agricoltori bio di aggregarsi per promuovere le produzioni di qualità. Sono le novità attese dai circa 4.000 operatori (produttori, trasformatori, importatori) del bio in Veneto, che plaudono alla recente approvazione della legge sul biologico al Senato e ora chiedono che il testo approdi rapidamente alla Camera per la definitiva approvazione.

“La superficie biologica, negli ultimi tre anni, è quasi raddoppiata passando da 27.979 a 48.338 ettari – sottolinea Lorenzo Fidora, presidente della sezione biologica di Confagricoltura Veneto specializzato nella produzione di vini bio pregiati -. Il lockdown ha consolidato la tendenza a comprare prodotti bio di qualità, grazie anche alla spinta della grande distribuzione che ha aumentato le vendite di settore dell’11%. Un riconoscimento al nostro lavoro e al nostro impegno per un metodo di coltivazione rispettoso dell’ambiente. Ora bisogna spingere per l’approvazione definitiva di questa legge, che andrà a premiare le produzioni tipiche italiane. Abbiamo una ricchezza di piante autoctone e animali che sono specificatamente nostre e il marchio bio italiano andrà a valorizzarle, rendendo riconoscibili i prodotti biologici ottenuti esclusivamente da materia prima nazionale. Il riconoscimento dei biodistretti darà invece la possibilità ai produttori delle diverse aree geografiche di costruire delle filiere biologiche promuovendo i prodotti locali, dal vino agli ortaggi, dalla frutta ai cereali”.

In Veneto la prima provincia per coltivatori biologici è Verona, seguita da Rovigo, Padova e Belluno. Nell’ultimo anno il balzo maggiore lo ha fatto la viticoltura, con un +30,5% di superficie, seguita dagli ortaggi (+25,3%) e dai cereali (+17,9%). L’ortofrutta sfiora quota 10%. “Molto importante anche la zootecnia, che sta tornando ad essere un sistema per restituire fertilità al terreno – aggiunge Fidora -. C’è molto fermento, anche tra i giovani che si avvicinano all’agricoltura, nell’adottare mezzi e sistemi nuovi più compatibili con l’ambiente. Di rilievo anche il ruolo delle nuove tecnologie, che possono aiutare chi fa bio e la formazione, per insegnare le buone pratiche”.

Fidora contesta l’appello sottoscritto da oltre venti scienziati italiani affinché il Parlamento non finanzi l’agricoltura biodinamica, definita in una lettera “una pratica esoterica opposta e inconciliabile con alcun dato scientifico”. Secondo il presidente si tratta di “strumentalizzazioni per bloccare una legge sul biologico da parte di chi non concepisce che ci possano essere diversi sistemi di coltivazione, più compatibili con l’ambiente. Il biodinamico, in particolare, è una visione olistica dell’azienda agricola, che viene vista nel suo insieme e non solo per nutrire l’uomo, ma anche per nutrire la terra. Tenere conto della posizione degli astri e delle fasi lunari non è stregoneria, ma un recupero della tradizione popolare nostra, contadina, risultato di secoli di studi e osservazioni. Si tratta il biologico come nemico, quando nemico non è, per impedirgli di crescere. Ma è il consumatore a scegliere e premiare prodotti salutari e che rispettano l’ambiente”.

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